#venezia71 Il giovane favoloso di Mario Martone

 

“La mia patria è l’Italia, la sua lingua, la sua letteratura.”

La grande bellezza della lingua italiana. Mario Martone con Il giovane favoloso, presentato in Concorso nella Selezione Ufficiale, scommette sulla gigantesca e malinconica figura di Giacomo Leopardi confezionando un ottimo film italiano che porterà sicuramente gente nelle sale e che potrebbe incuriosire il mercato estero.

La vita di Giacomo Leopardi, un Elio Germano aggraziato e sofferente, dalla giovinezza nella casa del padre Monaldo a Recanati, dove la prigionia del rigore voluto dalla famiglia si sovrappone a quella di un corpo giovane ma debole, alla maturità tra Firenze e Napoli con nuovi amici, ideali poetici infranti e amori sofferti.

I vostri canti girano come fuoco elettrico, tutti ne sono invasati” scrive al giovane Leopardi l’amico Pietro Giordani (Valerio Binasco). Le parole del poeta, che il cinema colto e sofisticato di Martone ha liberato dai libri di scuola per farle risplendere nei monologhi del protagonista fotografati straordinariamente da Renato Berta (già fotografo per Rohmer, De Oliveira, Malle e Chabrol), sono l’elemento più potente del film, e seppur familiari suonano sorprendentemente nuove.

Elio Germano si muove abilmente sotto il peso considerevole di tale ruolo, e se emotivamente succube della figura paterna, fragile e spaventato nel segmento di storia dedicato alla giovinezza ricorda il Mozart interpretato da Tom Hulce in Amadeus di Milos Forman, una certa acquisita malizia unita alla comprensibile invidia per la bellezza e la sensualità dell’amico Ranieri (Michele Riondino) insieme allo sfinimento per il peggioramento della deformità lo fanno accostare ad un Riccardo III negli anni della maturità.

Sarà curioso vedere la vita de Il giovane favoloso fuori dal Festival dal prossimo 16 ottobre, data di uscita nelle sale. Potrà quest’opera colta e generosa che se talvolta pecca diventando un po’ didascalica riesce a risollevarsi fino all’ultima sequenza non facendo venire meno la tensione, avere davvero una chance all’estero, permettendo di dare lustro alla nostra bellissima lingua, alla struggente malinconia che ci attraversa e alla potente tragicità della vicenda umana e artistica di Giacomo Leopardi?

 

Caterina Liverani

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